luglio 24, 2015
Alberto
Briquet è diventato un salvavita, un amico e un compagno di avventure
A 13 anni non solo sai cosa ti piace, a 13 anni cominci a capire cosa sai fare bene.
La tua attitudine.
Ad Alberto piace la storia. Mi dice che quando era piccolo suo nonno gli raccontava le gesta dei grandi condottieri e che queste imprese l’hanno così appassionato, da desiderare di farne parte in modo concreto, reale .
Si può fare? Sì, grazie alle rievocazioni storiche.
Alberto fa parte dell’ANI (Associazione Napoleonica d’Italia), suona un tamburo, indossando una divisa che riproduce fedelmente i costumi dell’epoca napoleonica. La sera, invece, dà vita ad antiche ballate di un tempo col violino.
“A settembre avrò l’esame di ammissione in conservatorio..“ mi dice.
La storia e la musica..che binomio interessante. Passioni che necessitano molto tempo, impegno, studio e dedizione.
E il diabete che ruolo ha?
“All’inizio è stata dura…tutto è cominciato proprio alla vigilia di Natale del 2012. Siamo stati chiamati d’urgenza dall’ospedale, perché i miei valori erano sballati e il giorno di Natale l’ho dovuto passare lì. E io che volevo andare a vedere piazza Brà vestita a festa! Invece….
Poi mi sognavo il pandoro, ma niente dolci! Questo è stato un po’ difficile da rispettare..”
Me la immagino quella giornata, fatta di parole inaspettate che ne sostituiscono altre note e rassicuranti. E Natale è sostituito da ospedale; pandoro da glicemia; festa da insulina.
Termini sconosciuti, che hanno bisogno di tempo per diventare abituali e smettere di risuonare così spaventosi e ostili.
E perché questo accada, forse bisogna far spazio a un ulteriore parola: cambiamento.
La vita di Alberto è cambiata, è vero; ma quanto e come me lo descrive in questa frase:
“Faccio tutto quello che facevo prima..l’unica rogna è che mi devo bucare 4, 5 volte al giorno. All’inizio le punture mi facevano paura, ma adesso non le sento neanche più.”
Poi però ci sono anche gli altri, che vivono il diabete di riflesso.
“I miei compagni di classe inizialmente si sono allontanati, pensavano fosse contagioso…quasi una condanna a morte. Adesso invece sono curiosi. La nostra insegnante ha fatto fare a tutti una ricerca sul diabete e hanno capito che non è una cosa così orribile.”
No..non lo è.
E’ una cosa da monitorare, questo sì.
Alberto mi racconta di una paio di episodi in cui si è spaventato. L’ultimo risale a un paio di mesi fa. Dopo la ricreazione sente le gambe pesanti, la testa che gira, le mani che sudano. E’ in ipo, ma pensa sia lieve. Invece ha 20 di glicemia, quando dovrebbe essere intorno ai 100.
“Cosa hai fatto?” gli chiedo
“L’ho corretta..ho bevuto una coca cola. Il mio insegnante si è molto allarmato e tendeva a darmi più zuccheri del dovuto.”
Quanto e come correggere una ipo, Alberto l’ha imparato al centro diabetico. Sa che va in base al peso e sa che a pranzo e cena deve conteggiare i carboidrati.
“I miei compagni si lamentano..dicono che sono il preferito, perché ho sempre porzioni superiori in mensa”
Sorride.
E’ una sfida. E me ne rendo conto. Tenere sotto controllo gli zuccheri alla sua età, quando tutta l’energia che fa muovere il corpo è zucchero, gli ormoni della crescita sono zuccheri, anche le emozioni..
A 13 anni, il tumulto interiore costante, io me lo ricordo. E’ come frenare l’irrefrenabile.
Ma Alberto ha una mente brillante e viva, impegnata a guardare il bello. Tutto il bello.
E poi ha un’alleata con lui: una spada che sfodera ogni volta che deve combattere il diabete. Si tratta di Briquet, un meticcio di 6 mesi. Grazie al progetto Serena, che si propone di addestrare cani per il riconoscimento delle ipo e iper glicemie e attraverso il lavoro e l’esperienza degli addestratori cinofili volontari, Briquet è diventato un salvavita.
“A Pasquetta, passeggiavo con i miei genitori. Improvvisamente Briquet mi si è messo davanti sbarrandomi la strada e ha iniziato ad abbaiare. Io mi sentivo bene, ma per scrupolo ho provato la glicemia e ce l’avevo molto bassa.. Se non se ne fosse accorto, rischiavo di perdere i sensi.
Briquet è un amico e un compagno di avventure, sempre vigile e attento”
Per aspera ad astra: attraverso le difficoltà si giunge alle stelle.
Me lo dice Alberto, citando i latini. E’ il suo motto, ma è così irresistibile che glielo rubo e per un po’ lo faccio diventare anche il mio.
Intervista ad Alberto Biasi