agosto 6, 2015
Giovanni
Una vita regolare, una mente e un corpo in movimento non sono un’attitudine, sono una cura.
L’accento sardo.
E’ una dichiarazione d’indipendenza. E’duro, una pietra d’angolo, spigolosa e portante.
E’ un piatto strutturato, antico, per gente dallo stomaco forte e le mani callose.
E’ un decotto amaro e allo stesso tempo medicamentoso.
Questo per me è l’accento sardo. E se parlo con un sardo, carico le sue parole di tutto questo mondo immaginifico. E stranamente, quasi mai a sproposito.
Giovanni ha 33 anni. Il diabete è arrivato quando ne aveva 11, per cui per due terzi della sua vita ha dovuto gestirlo, scendere a compromessi, ascoltarlo.
“E cosa ne pensi di questa patologia?”
“Penso che sia la malattia del benessere.”
“Scusa?”
“Sì..(ride)..Obbligandoti ad avere una vita sana, ti da una marcia in più.”
Non ci vuole molto per capire che Giovanni non appartiene alla schiera dei pessimisti…ma non si tratta solo di vedere il bicchiere mezzo pieno, si tratta della propensione a non volersi piangere addosso…nei fatti, prima di tutto
Si vive.
Ma non pensando troppo al futuro; ragionando invece sul presente, bene prezioso, attuale, palpabile.
Il presente, Giovanni se lo mangia a morsi.
E’ maestro di Mountaibike e ciclismo fuoristrada della FCI, nonchè Direttore Sportivo FCI. Ha il grande sogno di fondare una scuola di mountainbike per poter allenare persone con la sua stessa patologia, al motto di “volere è potere”.
E’ tesserato con una squadra di ciclismo L’A.S.D. Royal Bike Sassari.
Si allena dalle 5 alle 7 volte a settimana. Ogni anno partecipa alle gare di campionato regionale di mountainbike e qualche volta in bici da corsa (circa 20 gare annue).
“E non puoi capire che soddisfazione quando riesco ad ottenere un buon piazzamento, avendo la meglio su ciclisti che non hanno il diabete”
Certo, perché durante le gare è fondamentale tenere glicemie costanti e normali. E quando questo non accade ne risente, inevitabilmente, il rendimento; e questo rappresenta un vero e proprio handicap per un atleta.
Ed è vero, non posso capire cosa significhi vincere nonostante tutto…non l’ho provato il diabete e anche se ne scrivo e ne parlo da un po’, vorrei capire cos’è stato per lui.
Aveva 11 anni..un bambino.
“Te lo ricordi l’esordio della malattia?”
“Se me lo ricordo: l’ho stampato nella memoria a fuoco.”
Ecco…giusto per restituire la parte di fragile umanitàa questa storia, c’èda dire che anche Giovanni, come tutti, lo schiaffo in faccia l’ha ricevuto.
E si ricorda i dettagli, si ricorda numeri e date.
E’poco prima di Carnevale, adora quel periodo dell’anno. Si mangiano dolci..se ne mangiano tanti…E’un bambino, può esagerare…ne ha il diritto.
Ma non sta bene.
Perde 7 kg in una settimana. “Da 37 a 30..me lo ricordo ancora”
Però coincide con un momento in cui ha l’influenza, che maschera un problema ben più serio.
“Ero assetato…ricordo che mi svegliavo di notte e mi attaccavo al rubinetto. Avevo pochissima salivazione. A malapena riuscivo a parlare…quasi non camminavo più”
Lo portano dal medico. Il glucometro ce l’ha, ma non funziona.
Quindi un secondo medico e la glicemia è a 400
“Mi stavo mangiando da solo..il corpo stava attaccando i muscoli”
Un’immagine lapidaria, immediata, concisa.
Da adesso bisogna lavorare, porre rimedio, e la medicina ha sapore di obbligo e rinunce: “Questo non lo puoi mangiare..questo è proibito…questo è categorico”
Tutti impariamo il peso dei no da bambini, ma quelli che dicono a lui sono diversi. Se non fa quello che gli viene detto, si punisce da solo. Il suo corpo lo farà.
La lezione gli arriva forte e chiara. Capisce il valore delle parola ipoglicemia e iperglicemia.
Riconosce i sintomi…”sei agitato, sei assente. Hai bisogno di qualcuno. Io ho avuto la mia famiglia, un valore inestimabile”
E poi arriva la bici, la scopre tardi, a 24 anni, e se ne rammarica, perchéla bici diventa un’alleata potente e unica. La prima avventura è stato arrivare in Corsica, pedalando forte: come premio e ricompensa una notte in spiaggia sotto le stelle.
Presto si rende conto che fare uno sport aerobico di durata e resistenza èottimo per la gestione delle glicemie, tanto che nel corso degli anni riduce di oltre il 50% l’apporto di insulina. E non è poco.
La bici se la costruisce lui. E’ maniaco del peso, ci dedica tempo ed energia. A un certo punto ha dovuto fare una scelta.
Lavorava e studiava, ma non aveva tempo di fare sport, e il diabete lo necessita.
Lascia la carriera di chimico, ma gli esami che fa lo aiutano a capire la sua malattia, e il tempo che ne guadagna, lo aiuta a gestirla.
Niente accade per caso.
Perché una vita regolare, un lavoro non usurante, una mente e un corpo in movimento non sono un’attitudine, sono una cura.
Salta sulla bici, pedala forte con tutto il cuore e il fiato che ha.
Salta sulla bici un uomo normale, un uomo speciale, con un mutuo di 30 anni, una donna che lo ama, un lavoro che gli piace, una passione che lo nutre e una malattia di cui non ha paura.
Intervista a Giovanni Congiatu