l progetto Sweetalks nasce per dare un approccio diverso al tema del diabete, non parlando solo della patologia da un punto di vista medico ma anche umano e vicino alle persone

luglio 24, 2015

Progetto Serena

Si chiama motivazione epimeletica ed è l’attitudine del cane a prendersi cura del padrone.

“Si chiama motivazione epimeletica ed è l’attitudine del cane a prendersi cura del padrone.”

E’ innata, fa parte della loro natura di animali sociali.” mi dicono Roberto e Alessandra

Prendo nota.

Mi viene in mente Zora, un labrador femmina che mi ha accompagnato per una parte di vita e che sembrava analizzare e soppesare ogni mio singolo sospiro, facendoselo suo.

Gli animali..che fonte di inesauribile stupore.

Ma anche le persone però.

Ne ho la certezza. Due li ho davanti a me: Roberto Zampieri, preparatore per cani da ricerca in superficie e macerie e Alessandra Feriotto, educatrice cinofila SIUA (scuola di interazione uomo animale).

Sono due professionisti, che a livello volontaristico preparano i cani, seguendoli in un percorso di 18 mesi, per far sì che possano riconoscere le crisi ipoglicemie dei loro padroni diabetici.

A livello volontaristico, e ci tengo a sottolinearlo, perché quello che i pazienti spendono nei 18 mesi d’addestramento del loro cane serve come contributo per comprare i materiali e come rimborso per gli spostamenti. La professionalità, il tempo, la passione, il sapere, la dedizione quelli sono gratuiti.

L’impulso epimeletico.

Prendersi cura degli altri.

Nello specifico Roberto si è dedicato alla strutturazione del protocollo, incentrato sullo sviluppato olfatto canino e sul gioco. Il cane annusa, perché riceve un premio. Il processo di discriminazione degli odori deve essere reso interessante.

Alessandra invece di Dog’s time di Bologna, lavora sul rapporto empatico col padrone.

“E’ necessario creare una buona relazione sia in casa che fuori. il cane è membro della famiglia e ha bisogno di un ruolo. Questo per lui è gratificante e costruisce il benessere dell’animale”.

Roberto mi racconta della grande emozione provata davanti ai primi risultati, ora sempre più consolidati e sistematici.

Si guarda già oltre, si pensa a come insegnare al cane, a schiacciare un pulsante per allertare il 118; a come tutto questo aiuterà il malato diabetico a vivere più serenamente e in sicurezza.

“Questo progetto è per tutte le persone che amano i cani e hanno bisogno di loro”

E poi, da grande conoscitore di questi splendidi animali, Roberto ne traduce il pensiero :“ Loro direbbero: ti voglio bene, ho un’arma a disposizione che è potentissima ed è il mio olfatto..aiutami a metterla a tuo servizio”

Certo, perché chi inizia questo percorso sa di doversi mettere in gioco: l’addestramento si svolge 2 volte in esterni e 2 volte a casa e poi ci sono gli esercizi che vanno fatti ogni giorno.

Briquet, Tor, Red, Benito, Tobia sono solo alcuni dei cani che stanno facendo questo percorso.

Sono tutti qui scodinzolanti e attenti. Passano sotto il tavolo dove sono seduta, cercano lo sguardo del padrone, giocano, si rincorrono.

Parlo anche con Laura Veneri, una giovane addestratrice coinvolta nel progetto “L’educazione va fatta anche sul proprietario, che deve diventare un punto di riferimento”

E’ vero..Anche il proprietario deve imparare a capire il linguaggio del proprio animale.

Come si fa?

Ci si ascolta a vicenda. Il linguaggio comune lo si trova. E’, ancora una volta, quella lingua che non è fatta di parole e che tutti, da sempre, conosciamo.

Chiedo a Roberto da dove viene il nome del progetto.

“Serena era il nome di mia figlia, che non c’è più.. Mi piace pensare che al suo nome è associato qualcosa di importante, qualcosa che sta portando benefici a persone in difficoltà”

Ed è così. E’ una serenità che leggo negli occhi di tutti coloro che vedo qui (uomini e animali).

E’ la serenità di chi si dedica agli altri.

E’ la serenità di chi crede in un progetto e lotta affinché si realizzi.

E poi è la serenità dello stare insieme, del non sentirsi isole, del prendersi per mano.

“L’unione fa la forza” mi dicono Rpberto e Alessandra. E io, accenno un sì con la testa e sento che non c’è altro da aggiungere.

 

Intervista a Roberto Zampieri, Alessandra Feriotto, Laura Veneri – Progetto Serena