l progetto Sweetalks nasce per dare un approccio diverso al tema del diabete, non parlando solo della patologia da un punto di vista medico ma anche umano e vicino alle persone

luglio 24, 2015

Savino

Il diabete è una tigre che devi domare e che ogni tanto ti graffia

La domanda è: cosa ci devo fare con questo diabete?

Le risposte possono essere molte. Savino Gaetano, presidente da 12 anni dell’Associazione diabetici Adulti di Verona, me ne propone alcune.

La prima è quella che ha contrassegnato il suo incontro con la malattia a 32 anni.

“Tendevo a considerarla una fase transitoria..era una sorta di autodifesa inconscia. Ti sembra di dover contrastare un’emergenza..ma non si tratta di un’emergenza: è la quotidianità, né più né meno..e ci vuole un po’ per capirlo..”

Savino mi dice che la glicemia non se la misurava mai. I tempi erano diversi. Gli aghi pungidito laceravano la pelle. Sembra un altro mondo a pensarci..e, in effetti, lo era.

Ma ieri come oggi la differenza la fanno i medici competenti, gli psicologi empatici, l’informazione puntuale.

La differenza la fanno le persone.

Le associazioni nascono da esigenze reali, da obiettivi comuni, da domande alle quali, insieme, si cerca di dare una risposta: cosa ci devo fare con questo diabete?

“Devi conoscerlo ” mi risponde Savino “Educazione terapeutica, informazione, automonitoraggio glicemico sono tre parole chiave. Almeno se sbagli, sbagli consapevolmente”

La consapevolezza… che parola illuminata.

Se la consapevolezza diventa il perno, tutto ciò che ne consegue non sarà semplice, ma certamente vero, reale.

Ecco perché i 12 anni da presidente di Savino sono spesi in questa direzione. Dall’incontro con lui mi porto a casa fascicoli, depliant, addirittura un libro di ricette dal titolo “In cucina per la salute”, nel quale ad ogni piatto è abbinato il conteggio delle calorie, delle proteine, dei lipidi e dei glucidi.

Per lui che è stato insegnante di matematica mi sembra un percorso quasi obbligato.

L’irrazionale della malattia, che viene domato dal razionale della scienza.

L’irrazionale della malattia che viene domato dalla forza della co-scienza.

Sono 50.000 le persone diabetiche tra Verona e provincia. Non poche.

E quindi molte le attività da proporre, i progetti da pensare, le strade da percorrere. Si lavora. Si lavora sodo.

Mi dice Savino, ora presidente uscente, che tirando le somme di questa straordinaria esperienza, l’unico sentimento di rammarico e delusione è il pensiero di attività create su misura con professionisti del settore, che hanno riscontrato pochissima partecipazione.

“Libertà è partecipazione” diceva Gaber. E, a distanza di anni, a distanza di esperienze e mondi, a distanza di sicurezza (perchè sporcarsi le mani ci fa sempre paura), è ancora, indissolubilmente e innegabilmente vero.

La cosa fondamentale è che la partecipazione sia globale. Ecco perché è essenziale che anche io, che non sono diabetica, abbia il materiale informativo, che mi viene, consegnato.

Ecco perché è importante che il medico di base – che ovviamente non può essere uno specialista – abbia pur sempre una conoscenza minima della malattia.

Ecco perché è indispensabile che le persone socializzino, si scambino informazioni e si confrontino.

Ecco perché è necessario che le persone ne parlino e che nessun diabetico possa dire “Questa cosa non posso farla, perché sono malato”.

“Puoi farla.” dice Savino. “Pensa a Marco Peruffo, che benché diabetico, ha scalato l’Himalaya, superando gli 8000 metri..

I limiti sono nelle precauzioni, il diabete è una malattia nella quale la corresponsabilità del paziente è fondamentale. Perché questa è una malattia complessa, per lo più asintomatica – a meno che la glicemia non sia molto alta o molto bassa – e in generale quando si va in ipoglicemia, e quindi mancano gli zuccheri al cervello, è terribile.. si entra anche in uno stato confusionale e ci si riprende dopo un po’ di tempo. Per evitarlo bisogna automonitorarsi e conteggiare i carboidrati. Se si fa questo è difficile sbagliare”.

Occhi chiari, vivi, mi vuole comunicare tutto quello che sa di una malattia che prova sulla sua pelle da tanti anni e che ha sperimentato anche attraverso l’incontro con gli altri.

E’ un vulcano di parole che non bastano mai, come speso capita con le cose che ci stanno a cuore, per le quali abbiamo speso tempo, passione e vita.

Ma è in questa frase finale che viene sintetizzata in maniera efficace e forte la sua visione della patologia:

“Il diabete è una tigre che devi domare e che ogni tanto ti graffia…”

E questo è un uomo che nel corso della vita è stato graffiato dal grande felino, ma, mi sento di dirlo per certo, ha soprattutto imparato a domarlo.

 

Intervista a Savino Gaetano